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arte e oltre / art and beyond
rivista trimestrale di arte contemporanea
ISSN 2284-0435

Parte II - Il piacere della sfida

Giuliano Lombardo

 

Riassunto parte I

Come può essere spiegata l'interpretazione multipla propria di alcune opere d'arte alla luce delle più recenti teorie psicologiche? Nelle prossime pagine cercherò di trattare i conflitti effettivi o apparenti tra i modelli teorici alla base della processing fluency, della prototypicality, del fenomeno peak shift e degli effetti del mere exposure effect con altri studi e modelli che collegano la devianza dalle aspettative, il problem-solving , la novità e innovazione a stati emotivi positivi e appaganti. Cercherò di individuare i momenti in cui l'interpretazione multipla possa essere collegata ad affezioni positive. Verrà proposto che in aggiunta al pensiero creativo ed all'apertura all'esperienza, le esperienze positive influenzano la predisposizione nei confronti di opere la cui interpretazione sia aperta e indeterminata.

Parte II - Il piacere della sfida

Non è facile raccordare la teoria della processing fluency di Reber, la prototipicità neurale di Martindale o la teoria neurale dell'esperienza estetica di Ramachandran e Hirstein con l'apprezzamento di opere d'arte che promuovono la diversità delle interpretazioni o permettono molteplici interazioni indeterminate. Tali esperienze presentano una situazione quasi opposta. Esse sono percepite come ambigue e difficili da comprendere sia a livello percettivo che semantico e non convergono inequivocabilmente verso qualcosa di ben noto a cui siamo abituati. Fortunatamente per la nostra causa esistono molti studi che mostrano uno scenario diverso da quello in cui il piacere estetico è legato ad una rapida e facile elaborazione.

Violare le aspettative

Goldberg, Funk e Podell (2012) osservano che molta dell'attività cognitiva umana è soggettiva e relativa (agent-centered), in quanto rivolta a ridurre l'ambiguità con lo scopo di decidere cosa sia meglio fare per sé stessi. La situazione è molto differente dalla cognizione veridica (veridical) che è rivolta a trovare una soluzione obiettivamente corretta, inerente al compito ed indipendente dall'agente. Da questa dicotomia consegue una distinzione tra problem-solving e decision-making. Prendere una decisione (decision-making) è qualcosa di inerente all'individuo e si basa su preferenze, tendenze ed esperienze personali. Non esiste una demarcazione netta tra una risposta giusta ed una sbagliata. Al contrario, risolvere un problema (problem-solving) è un procedimento deterministico che conduce ad una risposta che può essere valutata obiettivamente giusta o sbagliata. Per questi autori è essenziale capire come il cervello si relaziona con la novità e l'ambiguità per poter capire i meccanismi cerebrali che sottendono i giudizi estetici, anche se sono ancora pochi i paradigmi usati dalle neuroscienze cognitive e i test usati in neuropsicologia clinica rivolti all'analisi di decisioni incentrate sul soggetto.

Secondo Kubovy (1999) le emozioni che caratterizzano i piaceri della mente, di cui fa parte il piacere estetico, emergono quando le nostre aspettative vengono violate e gli errori nelle anticipazioni fungono da stimolo per la ricerca di nuove interpretazioni. Il ruolo giocato da queste violazioni nell'arte e nella musica è emerso in molti studi (Huron, 2006; Van de Cruys e Wagemans, 2011; Blood e Zatorre, 2001; Lombardo, 1999). Aspettative e violazioni di aspettative sono state collegate all'elaborazione della ricompensa (Blood e Zatorre 2001; Huron, 2006; Salimpoor, 2009), è stato osservato l'apprezzamento per alcuni livelli di incertezza (Jakesch e Leder, 2009) così come è stata osservato che la sorpresa induce l'intensificazione delle emozioni (Ludden, Schifferstein, & Hekkert, 2012). Anche al livello della percezione sensoriale le violazioni delle aspettative dovute a indici visivi sono state correlate all'elaborazione della ricompensa (Muth e Carbon, 2013). Sarebbe lo sforzo di ridurre gli errori di previsione a determinare la trasformazione di uno stato affettivo negativo in piacere percettivo. Tale piacere è collegato alla ricompensa stimolata dalla riduzione dell'incertezza. Secondo Cupchick l'ambiguità innesca un processo di ulteriori elaborazioni dello stimolo finché l'ambiguità stessa non viene ridotta  (Cupchik, 1992). Anche se nei casi specifici di cui ci stiamo occupando una risoluzione completa non dovrebbe mai poter essere raggiunta, una riduzione anche solo temporanea di parte dell'ambiguità percepita è considerata piacevole (Muth e Carbon, 2013; Van de Cruys e Wagemans, 2011).

Vantaggi evolutivi

Se da un lato, apprezziamo stimoli di facile elaborazione, dall'altro apprezziamo stimoli che presentano una sfida cognitiva sia alla nostra percezione sensoriale che alla nostra comprensione. Secondo una prospettiva bioevolutiva entrambi i comportamenti potrebbero aver avuto una qualità adattativa. I vantaggi nell'apprezzare stimoli di facile elaborazione si trovano nel fatto che la familiarità di uno stimolo viene spesso associata alla sicurezza e nel fatto che la percepita facilità di elaborazione è spesso indice del successo di tale operazione (Reber et al., 2004). L'effetto positivo dell'apprezzare stimoli difficili da elaborare è che questo induce un comportamento esplorativo e porta all'acquisizione di nuove conoscenze per il soggetto (Wittmann et al., 2007).

In questi ultimi casi, come quando ci si trova di fronte ad un'opera che non offre una interpretazione facile e determinata, bisogna presupporre l'esistenza di una qualche tolleranza nei confronti degli effetti negativi della disfluency. Occorre anche considerare il fatto che tali esperienze – per quanto fastidiose o inquietanti – siano normalmente circostanziate ad un tempo e luogo specifici (galleria, sala cinematografica, etc.). Ciò consente la possibilità di esplorare emozioni ed eventi negativi in una situazione delimitata e sicura. Una delle caratteristiche distintive dell'esperienza estetica secondo Frijda (1989) è che essa abbia luogo in un ambiente relativamente sicuro. L'esperienza estetica condivide questa dinamica con molti rituali in cui i partecipanti traggono beneficio da un'attività sancita culturalmente che, anche se irrilevante per il raggiungimento dello scopo dichiarato, rafforza i legami sociali ed aiuta gli individui ad affrontare l'ansia di fronte all'ignoto ed all'incertezza degli esiti da sempre insita in moltissime pratiche umane (Garroni, 1978; Dissanayake, 2009).

Giocare, immaginare, fingere...

La messa in atto di comportamenti del far-finta (pretence) e del far-credere (make believe) prevede un patto tra i partecipanti, siano essi giocatori, attori, autori o pubblico. In base a questo patto vengono eliminati tutti i riferimenti immediati al mondo reale, vengono sospesi i vincoli referenziali e denotativi, gli scopi vengono simulati in un ambiente privo di connessioni dirette con il mondo esterno (Currie, 1990; Leslie, 1994; Schaeffer, 1999). Anche l'esperienza del gioco, che prepara agli scenari futuri allenando l'adattabilità, presenta una situazione simile. La simulazione e l'esagerazione di situazioni difficili presenta un'opportunità per il potenziamento delle capacità cognitive  (Pellis et al, 2014). Tale potenziamento è promosso anche dalle varie forme di narrativa di finzione, dove al pubblico si dà l'opportunità di esplorare con l'immaginazione molte situazioni negative senza dover realmente correre i pericoli presenti nelle situazioni raccontate. Questo esercizio dell'immaginazione permette di prepararsi meglio ai possibili scenari che si incontreranno nel futuro (Djikic et al, 2009).

Una ulteriore osservazione, secondo una prospettiva antropologica, è che si hanno reazioni molto diverse in contesti culturali diversi. L'esperienza estetica è fortemente legata alla cultura. Per poter percepire qualcosa come opera d'arte occorre avere tale concetto culturale ed applicarlo ad un oggetto o ad una situazione. Secondo una prospettiva evolutiva l'esperienza estetica di opere d'arte è fortemente legata alla coesione sociale, ai legami interpersonali ed all'identità personale e sociale (Dissanayake; Levitin, 2006; Jackendoff and Lerdahl, 2006).

Diventare esperti...

L'interazione con uno stimolo richiede un coinvolgimento percettivo e cognitivo la cui gamma può estendersi da una semplice constatazione sensoriale ad una complessa esplorazione, a vari gradi di coinvolgimento e partecipazione. Il campo della psicologia sperimentale ha fornito molti dati che mostrano come si possano trovare differenze significative nell'esperienza estetica in base alle conoscenze già acquisite dal soggetto. In generale, soggetti non esperti tendono a preferire stimoli piacevoli e riconoscibili, mentre soggetti esperti sono capaci di apprezzare esperienze più complesse e difficili, ciò è probabilmente generalizzabile a molti altri campi e contesti.

Esiste una vasta letteratura che sottolinea il ruolo cruciale esercitato dall'expertise sulla valutazione e l'elaborazione di stimoli complessi e l'incremento dell'apprezzamento di opere d'arte con l'incremento di informazioni che si hanno su di esse. Questi studi suggeriscono che un certo grado di trainig sia richiesto per poter apprezzare opere d'arte difficili, opere complesse o provocatorie che inducono risposte diversificate e indeterminate (Augustine e Leder, 2006; Bordens, 2010; Cupchik, 1992;  Cupchik e Gebotys, 1990; Leder et al, 2004, 2006; Millis, 2001; Nodine et al, 1993; O'Hare, 1976; Russell, 2003; Silvia, 2005a; Specht, 2007; Temme, 1992; Winston e  Cupchik, 1992).

Apertura e creatività

Sembra che, in generale, un certo grado di conoscenza e dimestichezza siano necessarie per poter apprezzare l'arte, ma esistono anche ripercussioni negative dell'expertise. Ripercussioni che possono influire anche sulla fruizione dell'arte. È stato osservato che di fronte a stimoli molto inusuali o radicalmente innovativi un grado elevato di expertise possa esercitare un effetto inibitorio sul soggetto (Sternberg e Lubart, 1995; Sternberg, 1996). Per bilanciare questo effetto di irrigidimento (functional fixation) occorre esercitare il pensiero creativo, che è un processo cognitivo di alto livello, e l'apertura all'esperienza, che è un tratto coltivabile della personalità. La creatività permette l'associazione di idee distanti in nuovi concetti (Martindale, 1999), mentre l'apertura all'esperienza è importante nel fornire una motivazione all'innesco di questo processo (Rawlings, 2000, 2003). Ne consegue che per poter apprezzare opere d'arte complesse occorre avere una certa predisposizione. Occorre possedere un certo grado di conoscenza del campo, essere aperti all'esperienza ed essere pronti ad esercitare il pensiero creativo. L'elaborazione dell'esperienza estetica richiede l'esercizio della plasticità mentale ed un sostanziale dispendio di energia, pertanto risulta comprensibile che non tutti siano sempre e comunque capaci o inclini a provare una tale esperienza. Un'esperienza che potrebbe essere faticosa e intrusiva in quanto potrebbe avere un forte impatto emotivo e cambiare la struttura del nostro cervello.

Scoprire, conoscere...

Secondo Csikszenmihalyi l'esperienza ottimale si definisce come un flusso (flow) di energia mentale causato dalla consapevolezza di una congruenza tra le informazioni percepite e gli scopi dell'individuo. Quando si fa esperienza di questo particolare stato mentale ci si immerge completamente in quello che si sta facendo. Con il completo coinvolgimento nel processo di una attività, l'attenzione è completamente assorbita e lontana da altre preoccupazioni e secondi fini. Il senso del tempo è alterato e si ha una perdita dell'autoconsapevolezza. L'esperienza ottimale (flow experience) ha luogo quando una persona percepisce un equilibrio tra le proprie capacità e le proprie opportunità di azione. Se le opportunità di interazione presentate da una situazione vengono percepite come al di sopra delle proprie capacità si prova ansia, mentre se vengono percepite come inferiori alle proprie capacità si cade nella noia. L'equilibrio tra la difficoltà e la preparazione risulta appagante perché innesca un processo di crescita, che risulta in un aumento della complessità dell'individuo stesso (Csikszenmihalyi, 1975, 1990).

Come abbiamo già menzionato, Ramachandran e Hirstein asseriscono che di fronte a stimolazioni ambigue il processo di sincronizzazione che avviene tra pattern di attività differenti risulta essere appagante in quanto la rivelazione di significato è appagante in quanto tale. (Ramachandran & Hirstein, 1999)

Nel proporre il loro modello di elaborazione visiva estetica Leder et al. suggeriscono che l'innovatività e la “concettualità” offrano esperienze estetiche positive unendosi a molti altri che associano l'esperienza estetica e la conoscenza. Essi asseriscono che il coinvolgimento tra fruitore e opera (considerata complessa dal fruitore) è principalmente guidato dal bisogno di conoscere. (Leder, Belke, Oeberst e Augustin, 2004).

...interessarsi

Altre informazioni importanti sull'argomento possono essere dedotte dagli studi sull'interesse in relazione a stimoli artistici, letterari ed altri stimoli complessi. I componenti primari della struttura della valutazione cognitiva (appraisal structure) dell'interesse sono stati individuati in un controllo di novità (novelty check) e un controllo della propria capacità di far fronte a tale novità (coping-potential check). Il controllo di novità fornisce la valutazione di qualcosa come sconosciuto, misterioso, incerto, incoerente o complesso ed è accompagnato da una elaborazione non immediata (disfluent), mentre il coping-potential check consiste nel processo meta-cognitivo di valutare la propria capacità di comprendere lo strano evento individuato dalla prima valutazione. (Ellsworth & Smith, 1988;  Scherer, 2001; Silvia, 2005a, 2005b). In una serie di esperimenti riguardanti questo argomento è stato mostrato che più le persone si sentono capaci di comprendere un'arte complessa e più trovano piacevoli poligoni complessi; che fornendo informazioni aggiuntive sul significato di una poesia i soggetti percepiscono un aumento delle proprie capacità di comprendere la poesia stessa e questo, a sua volta, comporta un aumento dell'interesse nei suoi confronti; che valutazioni della propria abilità di comprendere sono correlati all'interesse per immagini complesse, ma non all'interesse per immagini semplici; che vengono guardate più a lungo le immagini altamente complesse quando i soggetti si sentono in grado di comprendere arte complessa (Silvia, 2005b). Per l'esperienza estetica di ogni percettore, seppure questa sia un'esperienza legata ad una non facile elaborazione, è importante migliorare questa elaborazione ed acquisire nuove conoscenze nel processo.

Il piacere della sfida

Secondo il modello di elaborazione estetica visiva proposto da Leder et al (Leder, Belke, Oeberst e Augustin, 2004) l'esposizione ad uno stimolo artistico fornisce al percettore una situazione di sfida per la mente: il percettore deve classificare, comprendere e padroneggiare l'opera cognitivamente. Il successo di questo processo fornisce la motivazione a ricercare una ulteriore esposizione a stimoli artistici. Con il tempo, questo genere di motivazione incrementa l'interesse verso l'arte in generale.

Avere degli insight durante l'elaborazione di uno stimolo è connesso al miglioramento della fluidità. Secondo Muth e Carbon (2013) questa potrebbe non progredire in maniera lineare per effetto di mera esposizione. Durante la difficile elaborazione che accompagna l'esplorazione di stimoli visivi complessi i soggetti presentano momenti in cui vengono formati dei raggruppamenti gestaltici. A quel punto l'elaborazione  guadagna, per un periodo limitato di tempo, un livello più alto di fluidità. Questi autori hanno trovato che la formazione di raggruppamenti gestaltici durante l'elaborazione di immagini difficili e indeterminate si correla positivamente con un aumento della preferenza per tali immagini. I soggetti continuano a familiarizzarsi con uno stimolo difficile per mezzo di una continua elaborazione. Questa elaborazione risulta essere difficile per la maggior parte del tempo, in quanto i raggruppamenti gestaltici rimangono parziali e limitati e non portano mai ad una soluzione definitiva dello stimolo, eppure questi insight parziali producono piacere, incrementano la valutazione dello stimolo e producono un livello più alto di fluency. Sarebbe dunque appagante ingaggiare una sfida percettiva se si crede di essere in grado di ottenere un risultato positivo, anche se parziale e momentaneo. Inoltre, con il tempo, un certo livello di fluency viene guadagnato e l'incontro con stimoli simili guadagna un valore positivo.

Ciò potrebbe essere esteso ai processi cognitivi di alto livello come quelli che possono entrare in gioco durante un'esperienza estetica. Anche la scienza funziona allo stesso modo: le scoperte scientifiche non sono mai definitive, nuove teorie possono sempre venire falsificate, modificate, cooptate o rimpiazzate e la verità assoluta non sarà mai raggiunta, eppure questo non ferma gli scienziati dall'apprezzare una nuova scoperta, una nuova teoria o un nuovo campo del sapere. Per quanto una soluzione ultima non sia mai possibile, affrontare il problema e trovare soluzioni parziali e limitate è ancora perseguito ed apprezzato. Con il tempo si diventa più esperti e ciò incrementa l'interesse ed il piacere per la sfida.

Conclusione

Sulla base di ciò che è stato esaminato finora tenteremo di stilare una sintesi schematica dei diversi momenti in cui l'esperienza della fruizione di un opera esplicitamente intesa come stimolo per innescare molteplici interpretazioni, nessuna delle quali definitiva, possa essere legata ad una affezione positiva per il fruitore/partecipante.

Affrontare l'indeterminazione e l'incertezza in una situazione sicura e sancita culturalmente potrebbe servire a ridurre lo stress, irrobustire i legami sociali e contribuire all'identificazione individuale e di gruppo.

Ottenere nuovi insight, risolvere contraddizioni e sfide per quanto parziali e limitate, potrebbe essere fonte di piacere in quanto rivelazione di significato.

Queste parziali rivelazioni di significato potrebbero rinforzare la convinzione di essere capaci di trovare una nuova interpretazione per quanto temporanea e parziale, incrementando di conseguenza l'interesse verso questa classe di stimoli.

Entrerebbe in azione la ricompensa quando una sfida percettiva viene percepita come potenzialmente risolvibile anche se solamente in maniera limitata e parziale.

In seguito all'interpretazione dello stimolo, per quanto tale interpretazione sia solo una delle tante possibili, si acquisisce un grado maggiore di processing fluency. Questa nuova acquisizione di fluidità percettiva, utile anche all'interpretazione di altri stimoli simili, ha un effetto positivo e vantaggioso. Successivamente l'effetto positivo della processing fluency si mostrerà ogni volta che verrà esercitato, in quanto ciò che prima risultava disfluent è ora più fluent.

Se ulteriori interazioni con l'opera dovessero risultare in interpretazioni completamente nuove, o nella modifica e nell'approfondimento  di interpretazioni precedenti è possibile che la percezione di maggiore profondità e di molteplicità dei piani di lettura da parte del fruitore rinforzi il legame positivo con l'opera e con l'intera classe di stimoli ed esperienze a cui tale opera appartiene.

È anche ipotizzabile che quando la fluidità acquisita venga applicata con esiti positivi in altre circostanze al di fuori del contesto in cui è stata elaborata, ciò vada a rafforzare l'inclinazione a ricercare stimoli dello stesso tipo. In base agli esiti positivi di passate acquisizioni di fluidità percettiva e cognitiva, la confidenza nella propria abilità di comprensione di tali stimoli (per quanto parziale ed incompleta) dovrebbe aumentare l'interesse per l'intera classe di stimoli e spingere l'individuo ad inseguire nuove esperienze dello stesso genere.

L'esercizio della creatività e la coltivazione dell'apertura all'esperienza potrebbe avere una valenza positiva in quanto stimolazione a crescere ed a conoscere.

 

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