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arte e oltre / art and beyond
rivista trimestrale di arte contemporanea
ISSN 2284-0435

Gli esempi di Bruno Munari, Iela Mari e Toti Scialoja

Anna Giulia Ramozzi

Nel 1977 nel suo celebre saggio Fantasia, Bruno Munari (1908-1988) esprime il desiderio di liberare i più piccoli da tutti i condizionamenti e da ogni preconcetto, affinché essi possano formarsi all’insegna della libertà creativa e della piena realizzazione di sé. Egli, dunque, si auspica che la forza dell’invenzione e della sperimentazione artistica stimoli fin dall’infanzia lo sviluppo delle personalità individuali in favore della crescita culturale della collettività(1).Il suo sogno avanguardistico di costruire una società migliore attraverso una “pedagogia dell’immaginazione”(2), per usare un’espressione calviniana, prende anima e corpo nel genere del libro d’artista per bambini.
Negli anni Sessanta e Settanta, in particolare, alcuni tra i più valenti e poliedrici artisti italiani fanno proprio del libro per l’infanzia il loro privilegiato oggetto di ricerca e sperimentazione. I libri d’artista per bambini, prodotti da tali maestri in questa nuova età dell’oro, rivoluzionano il panorama culturale ed editoriale italiano, rivelandosi a tutt’oggi delle fruttuose esperienze per improntare dei modelli di didattica innovativa. Essi, infatti, inaugurano un nuovo concetto di libro per bambini, unendo un prodotto di alta qualità estetica ad uno stupefacente racconto visivo che fa dell’arte una chiave di lettura della realtà e uno stimolo allo sviluppo della creatività e della conoscenza. Proprio la novità di una struttura, che vede la “maturità artistica” fondersi con la “piena consapevolezza pedagogica”(3), rende il libro d’artista per bambini di quel mitico ventennio un classico nel suo duplice ruolo di strumento di gioco e di mezzo educativo.
Sebbene numerosi artisti si cimentino in questo nuovo genere che persegue il filo del dialogo fra l’arte, il racconto, il gioco e l’infanzia, si distinguono in ambito italiano tre distinte personalità creative. Si sta parlando, in particolare, del già citato Bruno Munari, di Iela Mari (1931-2014) e di Toti Scialoja (1914-1998), i quali rompono definitivamente i canoni tradizionali proclamando la libertà dell’immaginazione. Quest’ultimi, infatti, fanno della realizzazione del libro per bambini non un felice episodio unico e irripetibile, bensì un’attività continua e consapevole svolta con serietà e massimo impegno. I libri d’artista, prodotti per i più piccoli dai tre maestri negli anni Sessanta e Settanta, rappresentano degli insuperati modelli in virtù del legame insolubile fra le innovazioni letterarie, grafiche e tipografiche da essi apportate e la qualità pedagogica ed educativa.
Munari, in particolare, opera a partire dalla sperimentazione futurista sulla manipolazione dell’oggetto-libro, attuando un processo di “reinvenzione e riscoperta” (4) del volumen e dei suoi componenti. Egli trasforma il libro per bambini in un oggetto-gioco da leggere, sfogliare, manipolare e sondare attraverso tutti i sensi e che dà la possibilità di sviluppare la propria immaginazione e sensibilità. Il designer così sferra il colpo decisivo alla tradizione tipografica ed editoriale, dimostrando come anche la forma e le componenti materiali di un libro siano capaci di comunicare. Anzi, quest’ultimo è considerato al pari di un vero e proprio oggetto di design, in quanto esso si presenta come il frutto di un progetto sapiente e portatore di un messaggio chiaro. Punto fondamentale per Munari è proprio la chiarezza comunicativa, essenziale nel dialogo con i più piccoli, dal momento che con “i bambini bisogna essere molto semplici ma estremamente chiari, non stupidi, altrimenti […] non capiscono addirittura. E questo lo sa bene chi fa buoni libri per bambini!”(5).
Un esempio dei libri-gioco creati da Munari è Nella nebbia di Milano, realizzato nel 1968 per la Emme(6), la nascente e rivoluzionaria casa editrice milanese dell’ intraprendente Rosellina Archinto (1933). L’opera, che si sostanzia nel gioco di trasparenze e di sovrapposizioni dei diversi supporti, invita il lettore ad immergersi nella realtà del racconto attraversando ora una periferia milanese resa una metropoli fiabesca dalla fitta nebbia, ora un allegro e sfavillante circo. La carta da lucido, che rappresenta la coltre lattiginosa scesa sulla cittadina, e i cartoncini colorati fustellati, che restituiscono invece le luci e i colori del circo, sono “corpo della narrazione”(7). La nota innovativa del libro sta proprio nel rapporto che si instaura fra materia e racconto, in quanto i componenti materiali acquistano sorprendentemente un potere narrativo al pari del testo. Un altro esempio dello straordinario lavoro di Munari in tale ambito è Cappuccetto Verde, che viene pubblicato a Torino nel 1972(8) (figura 1). Il libro è tra i titoli della nuova collana di albi illustrati Tantibambini, nata per i tipi della Einaudi proprio nel medesimo anno dalla mente dello stesso designer. Cappuccetto Verde reinventa e trasforma la fiaba tradizionale omonima attraverso un racconto dove il colore, la forma e la narrazione sono strutturati secondo “reciproci condizionamenti”(9). Per mettere in atto tale operazione Munari non fa altro che cambiare un dettaglio, ovvero il colore della mantella della protagonista, che inevitabilmente influenza l’andamento narrativo e la sua rappresentazione. Cambiare, o meglio sbagliare: una tecnica narrativa che richiama quella soprannominata da Gianni Rodari (1920-1980) “sbagliare le storie” nella sua Grammatica della fantasia del 1973 (10).
Al pari di Munari, anche Iela Mari, pseudonimo di Gabriela Ferrario, rivoluziona il panorama dei libri per l’infanzia riuscendo a travalicare il campo dell’editoria e della grafica per sconfinare in quello sociale e pedagogico. Ella sviluppa l’idea muraniana di una narrazione attraverso elementi non verbali, dando vita ai cosiddetti silent books, ovvero albi senza testo in cui il filo narrativo è affidato esclusivamente all’illustrazione. Si possono citare due opere che sono rappresentative delle due linee poetiche presenti nella produzione della Mari: La mela e la farfalla e Il palloncino rosso, pubblicate rispettivamente dalla Bompiani nel 1960(11) e dalla Emme nel 1967(12) (figura 2). Il primo albo, fatto in collaborazione con il marito Enzo Mari (1932), riflette infatti la tendenza a narrare in modo “scientifico” e al contempo poetico la vita della natura ed il suo respiro, sottolineando lo scorrere ciclico ed eterno del tempo degli eventi(13). L’altra opera sopracitata, invece, incarna l’interesse dell’autrice per lo studio delle forme e delle sue trasformazioni ed è indubbiamente un manifesto di rivoluzione grafica. Sono solo immagini chiare e minimal a raccontare la metamorfosi del palloncino protagonista, mentre lo sfogliare delle pagine scandisce il tempo della trasformazione. Una modalità narrativa innovativa che regge il confronto dei cortometraggi d’animazione e che ha origine nella sensibilità della Mari nella sua convinzione che i bambini piccoli pensino e guardino il mondo per immagini associando le forme(14).
Accanto a Munari e alla Mari, come già detto, vi è Toti Scialoja, artista romano dalla vocazione astratto-informale che approda dalla tela alla pagina navigando nel mare della tradizione anglosassone del nonsense e dei quadretti di artisti del nostro “Corriere dei Piccoli”, come Antonio Rubino (1880-1964) e Sergio Tofano (1886-1973)(15). Egli giunge così a comporre felici poesie illustrate, animate da disegni naif di animali che fanno parte del suo bestiario immaginario (figura 3). Ne sono degli esempi le opere Amato topino Caro e La zanzara senza zeta, pubblicate rispettivamente da Bompiani nel 1971(16) e da Einaudi nel 1974(17) (la seconda in particolare è un titolo della collana Tantibambini). Quest’ultime inaugurano un nuovo connubio fra la poesia e l’arte visiva, mostrando una libertà nella disposizione delle parole e delle immagini sulla pagina tale da rompere con il canonico rapporto vignetta-versi(18). In più, i giochi di parole e le illustrazioni zoomorfe creati da Scialoja non solo strizzano l’occhio alla più alta letteratura, ma stuzzicano la fantasia bambina aprendo le porte all’immaginazione.
I libri d’artista per bambini citati sono insieme racconto visivo e strumento di conoscenza attraverso la lettura e il gioco; il loro carattere interattivo e interdisciplinare li rende tuttora il miglior “pretesto”(19) per attivare nuovi processi educativi e formativi. Tali classici vengono impiegati nelle attività laboratoriali contemporanee di molte realtà italiane alla stregua di materiale didattico, offrendo ai più piccoli la possibilità d’intraprendere un percorso incentrato sul visivo e sul fare creativo e sviluppare un autonomo pensiero progettuale. Un’idea di didattica che trova il suo fondamento nel metodo muraniano “Giocare con l’arte”(20), nato non a caso parallelamente allo sviluppo della nuova editoria italiana per l’infanzia degli anni Sessanta e Settanta.
Per fare degli esempi, lungi dal rappresentare in toto la complessa realtà del laboratorio in Italia, si possono citare tre casi di utilizzo dei classici del libro d’artista per bambini nella formazione. Quest’ultimi, dunque, diventano dei suggerimenti visivi nei laboratori curati dalla sezione teenager della Biblioteca Comunale di Terni (Bct), pensati per le classi delle scuole primarie del ternano. Ne è un esempio l’attività “Senza Parole” (2012), dove i silent books dei coniugi Mari si trasformano in una sorta di grammatica illustrata da seguire per realizzare dei personalissimi libri “silenti”(21).
Anche i libri-gioco di Munari diventano spunto per un originale lavoro di costruzione, come nel caso del laboratorio “Mi costruisco un libro” (2015), tenutosi presso il LaborArt del Comune di Terni (22). Qui l’ispirazione proviene da I Prelibri che, sebbene editi da Danese solo negli anni Ottanta(23), sviluppano un’originaria intuizione del designer: la manipolazione dei materiali come processo di esplorazione e conoscenza del mondo e la plurisensorialità come inclusività e nella realtà e nella fantasia.
Infine, non può mancare un cenno ad un caso ben più canonico di didattica museale, ovvero al laboratorio allestito a partire dalla mostra “100 Scialoja. Azione e pensiero” (MACRO di via Nizza di Roma, 2015)(24) e dedicato alle poesie illustrate del pittore romano. L’attività si è sostanziata nell’elaborazione di un foglio di lavoro, il “Giornale di giochi di parole. Toti Scialoja”, redatto per iniziare i bambini all’uso creativo del linguaggio e dell’inventio poetica come approccio ludico e creativo allo studio dei linguaggi artistici (25).
Allora i libri d’artista per bambini prodotti in Italia negli anni Sessanta e Settanta, e in particolare dai tre mostri sacri del genere come Munari, la Mari e Scialoja, si dimostrano ancora delle palestre per l’invenzione creativa e l’educazione dello sguardo. Con la consapevolezza, finalmente dando ragione a Munari, che essi insegnino una fondamentale lezione, ovvero quella della libertà di pensiero e visione da ogni preconcetto e stereotipo.

aprile 2017

1)Munari B., Fantasia, Roma-Bari, Laterza, 1977, pp. 121-122.
2)Calvino I., Lezioni americane: sei proposte per il prossimo, Milano, Garzanti, 1988, p. 92.
3)Piccinini G., “Le storie della notte: per una pedagogia dell'albo illustrato”, in Ad occhi aperti. Leggere l'albo illustrato (pp. 179-202), a cura di Hamelin, Roma, Donzelli, 2012, p. 180.
4)Terrusi M., Albi illustrati: leggere, guardare, nominare il mondo dei libri per l'infanzia, Roma, Carocci, 2002, p. 43.
5)Munari B., Design e comunicazione visiva: contributo ad una metodologia didattica, Bari, Laterza, 1978 [1968], pp. 74-75.
6)ID., Nella nebbia di Milano, Milano, Emme, 1968
7)Terrusi M., Albi illustrati, cit., p. 36.
8)Munari B., Cappuccetto Verde, Torino, Einaudi, 1972 (Tantibambini, 6).
9)Denti R., I bambini leggono. Una guida alla scelta, Torino, Einaudi, 1978, p. 81.
10)Cfr. Rodari G., Grammatica della fantasia. Introduzione all'arte di inventare storie, San Dorlingo della Valle, Einaudi Ragazzi, 2010 [Torino, Einaudi, 1973], pp. 56-57.
11)Mari E., Mari I., La mela e la farfalla, Milano, Bompiani, 1960.
12)Mari I., Il palloncino rosso, Milano, Emme, 1967.
13)Cfr. Farina L., “Iela Mari” in Iela Mari. Il mondo attraverso una lente (pp. 23-31), catalogo della mostra (Bologna, Biblioteca Salaborsa, 23 marzo–10 aprile 2010), a cura di Hamelin, promossa da Bologna Children's Book Fair, Milano, Babalibri, 2010, p. 30.
14)Cfr. Mirandola G., “Un pianeta abitato”, ivi (pp-13-21), pp. 20-21.
15)Cfr. Giammei A., Nell'officina del nonsense di Toti Scialoja. Topi toponimi, tropi, cronotipi, Milano, Edizioni del Verri, 2014, pp. 11-37.
16)Scialoja T., Amato topino Caro, Milano, Bompiani, 1971.
17)Scialoja T., La zanzara senza zeta, Torino, Einaudi, 1974, (Tantibambini, 37).
18)Cfr. Giammei A., Nell'officina del nonsense di Toti Scialoja, cit., pp. 181-183.
19)Dallari M., “L'arte per i bambini”, in Educare all'arte (pp. 17-25), a cura di Francucci C., Vassalli V., Milano, Electa, 2005, p. 17.
20)Cfr. Bojani G. C., Valli D. (a cura di), Munari. Arte come didattica, atti del convegno di studi (Faenza, 17 aprile 1999), Firenze, Centro Di, 2000.
21)Le informazioni relative ai laboratori sopra citati sono state fornite cortesemente all’Autrice dalla dott.ssa Sandra Paolucci, una tra le principali animatrici, in data 21settembre 2016.
22)Le informazioni relative ai laboratori sopra citati sono state fornite cortesemente all’Autrice dall’insegnante referente di LaborArt Laura Liberati, in data 23 settembre 2016.
23)Munari B., I Prelibri, Mantova, Corraini, 2002 [Milano, Danese, 1980].
24)Crescentini C., D'Achille T., Pirani F., Simongini G., Tarasco A. (a cura di), 100 Scialoja. Azione e pensiero, catalogo della mostra (Roma, MACRO di via Nizza, 28 marzo–6 settembre 2015), a cura di Soprintendenza Capitolina ai Beni Culturali, Accademia di Belle Arti di Roma, Fondazione Toti Scialoja, Roma, De Luca Editori d'Arte, 2015.
25)L’elaborato di cui sopra è stato fatto dalla Didattica MACRO-Progetti Speciali e la grafica è stata curata da Martina Sferrazza. Le informazioni invece, relative alle iniziative didattiche legate alla suddetta mostra, sono state fornite all’Autrice dalle referenti della Didattica del MACRO, dott.ssa Simonetta Baroni e dott.ssa Francesca Fiorucci, in data 5 ottobre 2016.