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arte e oltre / art and beyond
rivista trimestrale di arte contemporanea
ISSN 2284-0435

Il corpo nello spazio estetico e nello spazio sociale
 
Natalia Gozzano

Fotografare il movimento nella staticità: l’ossimoro è il nucleo intorno al quale si sviluppa il lavoro di Marc Mounier-Kuhn Le vacarme et le silence. Ossimoro che, oltre al dualismo staticità-movimento, si estende a quello del silenzio–suono, generato dall’atmosfera che dalle sue fotografie si propaga. Marc Mounier-Kuhn fotografa statue. Lo sguardo con cui le rende nelle sue immagini amplifica la percezione del movimento che esse suscitano. Rappresentazioni di corpi in atteggiamenti dinamici, in preda a contorsioni, fughe, conflitti, tensioni (figg.1–3); oppure raccolte in meditazione, richiuse su se’ stesse. Percepiamo l’eco non solo di queste azioni ma anche delle voci, dei suoni, dei sospiri, delle grida delle loro bocche spalancate, dei loro volti contratti, delle torsioni dei muscoli e del peso del corpo (figg.4–6). Le vacarme et le silence, il frastuono e il silenzio, è il titolo di questo progetto che Marc Mounier-Kuhn ha realizzato in Italia, grazie a una borsa di studio della Residenza Wicar.
Dicevamo dell’ossimoro: la staticità strutturale della scultura viene contraddetta, percettivamente, dal tipo di azione che le opere scelte da Marc Mounier-Kuhn -la maggior parte delle quali manieriste e barocche- manifestano. L’obiettivo esalta i passaggi muscolari dei corpi, così come la delicatezza di certe espressioni, il plasticismo del modellato. Passaggi chiaroscurali del marmo modellato in modo da far affiorare le increspature del tessuto a contrasto con la morbidezza della carne o la potenza dei muscoli. Anche questi passaggi sono movimento.
La ricerca di Marc Mounier-Kuhn mette a fuoco proprio quella poetica della resa degli “affetti” e dell’esaltazione del linguaggio del corpo, che sono al centro della cultura artistica del Manierismo e del Barocco. Nella querelle del “paragone fra le arti”, che opponeva pittura a scultura nella gara alla più efficace rappresentazione del vero, la mancanza del colore nelle statue era compensata dalla tridimensionalità, negata alla pittura. Il virtuosismo con cui gli scultori sviluppano la spirale dei corpi nello spazio dava alla loro arte un innegabile vantaggio (fig.7). E con il Barocco l’imperativo del docere et delectare porta ad affinare la sensibilità degli artisti verso il linguaggio delle “passioni”: il coinvolgimento è garantito dalla potenza e dall’enfasi ma anche dalla delicatezza del racconto di azioni, gesti, pose: la resa delle emozioni (figg.8-9).
Il progetto Le vacarme et le silence di Marc Mounier-Kuhn non è letterario: non parte dalla storia dell’arte bensì, con lo sguardo fotografico, raccoglie l’eco di quelle emozioni, percepisce il racconto di quei gesti. Conferma e amplifica il potere delle immagini, nel coinvolgimento corporeo dell’osservatore davanti all’opera d’arte. Seguire la mano di Dafne che cerca invano una fuga, lo slancio di Ercole che sta per scaraventare lontano il corpo di Lica, le curve piene di vigore del Perseo che mostra la testa mozzata di Medusa, l’intreccio delle mani, la differenza del turgore delle carni nell’Enea che porta sulle spalle il padre Ascanio…(figg.10-12). Fin troppo facili possono sembrare queste scelte di capolavori. Ma la facilità non è un tabù: Marc Mounier-Kuhn segue un percorso di domande che l’oggetto statua pone al fotografo:
«Pourquoi cet instant là, et pas celui d’avant ? Et d’ailleurs, la permanence de cet instant, des
gestes arrêtés ne rend-elle pas impossible de se représenter l’instant d’avant ou celui d’après ?
L’existence tellement réelle, physique de la scène s’impose comme se suffisant à elle même,
parfaite, dans une intensité paroxystique qui n’a pas besoin d’assouvissement» (1).
Il coinvolgimento subìto e cercato da Marc Mounier-Kuhn va oltre. La violenza e l’erotismo, espliciti o sottesi in queste statue (fig.13), rievocano sensazioni di intimità, suscitano emozioni contrastanti. La sensualità delle carni ha in se’ anche la violenza dei gesti rappresentati, le tensioni e il rilassamento rievocano conflitti in cui tutti ci riflettiamo, nell’ambiguità delle passioni, nell’irrazionalità dei desideri.  
«Face à ces statues qui sont comme un écho de ma propre vie, des émotions, de la violence, de la
sensualité qui se mêlent intimement, je cherche à m’en emparer, choisissant ce que j’en montre et
ce que j’en dissimule, afin d’en faire mes propres objets» (2).
Marc Mounier-Kuhn, fotografo “polimorfo”, lavora su differenti progetti in parallelo. I suoi studi nel campo delle Arts Plastiques (e la definizione francese delle nostre “arti visive” rende meglio il senso del suo lavoro) si sono orientati sin dagli inizi verso quelle culture e quelle forme artistiche in cui il corpo ha grande rilevanza, cominciando con una tesi sulla museografia dell’arte africana e l’arte della scena.
Successivamente, la ricerca intorno al corpo scultoreo si è venuta sviluppando parallelamente a quella sulle lotte operaie e sulle società colpite dalla crisi economica (Buenos Aires nel 2005 e Port Saïd nel 2012).
La dimensione del lavoro partecipato e dell’azione nel sociale, attraverso il collettivo di artisti Guéria fondato nel 2002, e poi LEM-Utopia fra il 2006 e il 2012, porta alla realizzazione di installazioni monumentali (Rien à voir nel 2007, Non lieu e Schizotopia, nel 2008, Cité perdue nel 2010) e di creazioni e diffusioni di lavori multidisciplinari nella città di Lille.
Non conforme, iniziato nel 2016 e ancora in corso, è dedicato a ritratti di persone anziane delle comunità nomadi di Lille e Valenciennes. Le riprese ravvicinate dei volti permettono di leggere una storia, il racconto stratificato degli anni trascorsi nei corpi: le radici. Radici fisiche, radici di una cultura che rischia di scomparire e che Marc Mounier-Kuhn restituisce anche con le registrazioni delle voci delle singole persone. La tradizione orale propria a queste comunità viene dunque raccolta e diffusa tramite canali audio (radio e internet) ma anche conservata con un libro che ha accompagnato l’esposizione dei ritratti fotografici.  
La comunità rom, ma stavolta i ragazzi del Liceo Boris Vian a Lille, è stata coinvolta in un altro progetto, iniziato nel 2013 e ancora in corso, Roman photo (Fotoromanzo). Con il seminario “Fotografia e semiologia dell’immagine”, condotto insieme all’associazione Pygmalion, Marc Mounier-Kuhn guida gli studenti alla creazione di una storia a fumetti. All’ideazione del soggetto segue la recitazione della storia da parte dei ragazzi, che viene filmata; i fotogrammi selezionati vanno poi a comporre il fumetto, in cui le foto sono fuse con il disegno  (fig.14). Il lavoro, ancora in corso, sarà completato dai dialoghi. L’interesse verso il film d’animazione è un altro aspetto dell’attività di Marc Mounier-Kuhn, che tra il 2004 e il 2010 ha realizzato alcune opere con la tecnica del pixel/stop motion, ottenendo nel 2005 il primo premio al Festival des Reseaux de la Création di Parigi per il film Terrorismo poetico, incentrato sugli stencil di carattere politico sui muri di Buenos Aires.
La questione dell’accesso all’arte e della ri-appropriazione del bene comune è uno degli interessi più forti nel lavoro di Marc Mounier-Kuhn. Spesso ne sono protagonisti i muri, in opere di Street art che utilizzano il collage monumentale di fotografie incollate su carta, realizzate appositamente coinvolgendo gli abitanti del luogo oppure, come in Regarder/Voir un quartier, del 2012, con riproduzioni di fotografie d’archivio sulla storia sociale e politica del quartiere (fig.15).
La fotografia è sempre una testimonianza, una riflessione, un gioco, un sovvertimento dello sguardo e dello spazio di chi guarda e viene guardato.
«Sortir la photographie des lieux normés, aller chercher les spectateurs, rompre les habitudes, casser l’échelle, créer des trompe-l’œil, perturber l’espace quotidien (…), modifier les perceptions, distiller la poésie, travailler la metière, jouer avec l’architecture, re-personnaliser l’espace public, agir» (3).
Agire. Molte sono le immagini che parlano di lotta: l’occupazione degli spazi pubblici con gli strumenti del lavoro: scrivanie nel mezzo della strada in Car il reste à porter le coup définitif…,  ritratti degli operai della raffineria Total, che hanno accettato la presenza di Marc Mounier-Kuhn durante la loro protesta (a differenza della Total…) (Galérie Robespierre, 2010, Grande Synthe, Francia). Molte le immagini che raccontano la lotta, esplicita o silenziosa, nelle città in crisi (Port Saïd in Ravages, Buenos Aires in Salade d’orchidées). Agire e reagire, come la dignitosa e decorosa caparbietà degli anziani che a Buenos Aires cercano di guadagnarsi il sostentamento lavorando, sempre lavorando, con la musica nei bar o vendendo caramelle per strada. 
I progetti di Street art con le grandi foto, in bianco e nero, sui muri delle città hanno nomi evocativi e ironici, fra i quali Comme Modigliani, che ritrae le espressioni dei bambini di una scuola elementare dopo la visita a una mostra del celebre pittore; L’Armée de salut in cui vediamo i ritratti a figura intera delle persone che si rivolgono all’Armée (l’Esercito della salvezza). Stessa distribuzione paratattica di grandi foto in bianco e nero di gente comune (con la fascetta nera applicata sugli occhi per non renderli identificabili) in Portraits du bandeau, lavoro presentato alla Biennale d’arte murale del 2015 su invito del Collettivo Renart. Ancora sulle persone lasciate in difficoltà, i rifugiati, i senza casa, sono le foto di Désintégration sociale.
Riappropriarsi degli spazi della città, sottrarli all’aggressione delle immagini pubblicitarie con tutto quello che i relativi modelli estetici impongono, così come al disordine selvaggio dei tags e delle scritte: sono alcuni dei pensieri che sottendono ai lavori di Marc Mounier-Kuhn, fra cui troviamo i fotocollage La mauvaise herbe, Rêve d’habitants e Spiritualidad, Sensibilidad e Anima (figg.16-18).
I confini fra impegno sociale e poetico, tra una tecnica e l’altra, sono sfumati nell’opera di Marc Mounier-Kuhn, come rivelano i vari progetti fotografici e quelli video – siano essi documentari o fiction -, e come dichiara egli stesso nella presentazione del suo sito (www.marcmounierkuhn.fr):
«… le reportage pouvent devenir symbolique, le portrait imaginaire, la recherche graphique politique et documentaire».
Stimolare una reazione, lasciarsi coinvolgere. Marc Mounier-Kuhn si lascia coinvolgere, porta il suo obiettivo nel vortice di questo fiume di passioni, siano esse l’eco delle emozioni a fior di carne emanate da sculture in movimento, la strenua volontà di difendere il proprio lavoro degli operai in lotta, o il gioco dei bambini e degli adulti che cercano nei luoghi neutri della propria città lo spazio per il divertimento.

Luglio 2017



1) Marc Mounier-Kuhn, Progetto Résidence Wicar / Le vacarme et le silence 2016-2017, http://marcmounierkuhn.fr/residence-wicar-rome-automne-2016/
2) Ivi