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arte e oltre / art and beyond
rivista trimestrale di arte contemporanea
ISSN 2284-0435

Accostare sguardi diversi nel tempo e nello spazio

Un dialogo di Patrizia Mania con Gea Casolaro sul progetto Mare Magnum Nostrum
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Mare Magnum Nostrum è un progetto di Gea Casolaro a cura di Leonardo Regano tra i vincitori dell’ottava edizione di Italian Council, programma di promozione dell’arte contemporanea italiana nel mondo della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo.
Si tratta di un lavoro di arte partecipativa che grazie alla collaborazione di istituzioni e associazioni si sviluppa attraverso i vari paesi del Mediterraneo (1). Al centro del progetto è il pubblico invitato a esserne il protagonista nel caricamento sul sito delle proprie foto. Foto di memorie di vita quotidiana scattate in tempi e luoghi diversi con l’intento di creare nella pluralità di punti di vista sul Mediterraneo un archivio polifonico di sguardi.
Patrizia Mania. Il lavoro si articola in modalità mista: da un lato il sito web (2) con la cartografia sintetica del bacino del Mediterraneo e delle terre che vi si affacciano che prevede l’implementazione delle immagini fotografiche da parte del pubblico; dall’altro, le installazioni in spazi fisici percorribili e immersivi (a Spalato e poi a Ravenna (3)) che vivono con un’analoga modalità dell’esperienza partecipativa diretta. Due modalità esperienziali differenti cui è affidato il compito di sviluppare la fruizione diversificata del racconto di alcune tra le miriadi di storie che hanno popolato e continuano ad abitare questa parte di mondo. Il doppio registro virtuale e fisico si compenetra restituendo nei tanti diversi sguardi memorie e visioni del Mediterraneo. Come si relazionano i due piani?
Gea Casolaro. Questi due aspetti del progetto sono complementari tra loro: il sito internet raccoglie le foto del pubblico che saranno poi esposte nell’istallazione ambientale. La mia idea di partenza era quella di rendere visibili contemporaneamente tutte le diverse realtà che vivono allo stesso tempo sul Mediterraneo. Per raccogliere fisicamente quest’archivio collettivo dunque, c’era bisogno di uno strumento accessibile a una platea più ampia possibile, indipendentemente dal luogo fisico in cui si trovi l’installazione ambientale, poiché la ricchezza del progetto è proprio nella grande varietà di immagini che riesce a ricevere. Il sito internet funziona seguendo un principio simile a quello dei social media con la grande differenza, però, che c’è un soggetto unico su cui chi partecipa deve concentrarsi e che le persone possono caricare le proprie foto non in uno spazio personale bensì in un contenitore collettivo in cui, al contrario della pagina social individuale, si entra a far parte di un tutto. In questo lavoro quindi l’individualità è dispersa: ogni singola foto è come una goccia che, unita con le altre, compone il mare stesso. Una bella metafora di quanto potremmo fare insieme se ci concentrassimo su un obiettivo comune.
P.M. “Una cartografia rizomatica di storie” di vita quotidiana il cui punto di incontro sono le tante coste del mar Mediterraneo. In modi temporali e spaziali del tutto soggettivi chiunque può contribuire a comporre questo mosaico di istantanee che racconta l’universo plurimo di questo mare. Scegliendo lo sguardo, gli orizzonti che via via vanno a comporsi privilegiano il proprio o l’altrui vissuto su un crinale che da intimo si fa pubblico e condiviso. Se ne possono di primo acchito osservare affinità che rispondono ai modelli su cui si è costruita la retorica di questo mare - il suo sole, le sue sabbie, i suoi tramonti, i suoi porti, i suoi moli – tutti tuttavia contrassegnati dall’unicità dello sguardo e dalla restituzione dei vissuti proposti.
Ha scritto Braudel che il Mediterraneo è insieme “non uno ma tanti mari” dichiarando l’impossibilità a ridurlo ad una sola formula identitaria. In questo progetto potremo dire che questo “mare magnum nostrum” si declini in tanti sguardi che, nella sostanziale specificità di ciascuno, assumono però a tratti caratteri comuni. Così mi pare possa leggersi la reiterata presenza del filtro romantico in istantanee che privilegiano le suggestioni dei tramonti, degli scorci rendendo facile scorgere le identità prevalenti di alcuni luoghi nel souvenir estivo vacanziero e nelle memorie locali. Allo stesso tempo, le peculiarità del periodo nel quale sono state scattate appaiono sempre ben evidenti sia attraverso le inquadrature prescelte che per via dei soggetti e degli oggetti che le abitano. Sembrerebbe quasi che in un arco temporale espanso di un secolo (al momento le più antiche foto caricate datano agli inizi del Novecento) si scorra il passaggio dall’analogico al digitale attraverso squarci di memorie private sullo sfondo del Mediterraneo.
G.C. L’idea di questo lavoro è proprio quella di accostare sguardi diversi, nello spazio e nel tempo: nella stessa località possiamo trovare, uno accanto all’altro, un gesto “antico” come quello dei pescatori che riparano a mano le proprie reti e le ciminiere fumanti di una zona industriale, fotografati, però, nello stesso anno. Oppure i primi bagni al mare dei bambini che, a prescindere dal decennio, proveranno sempre la stessa attrazione e la stessa paura di fronte a quest’acqua che non sta ferma mai, per dirla con Paolo Conte (4). A volte, succede che di uno stesso luogo ci siano due inquadrature molto simili, fatte da persone diverse, a distanza di anni, che ci mostrano come un luogo si sia trasformato, non solo in base allo sguardo di chi lo ha ripreso, ma anche con il passaggio del tempo, o semplicemente grazie alla luce presente in un dato momento. Per quanto riguarda la visione romantica del mare penso sia dovuta al sentirsi piccoli e smarriti di fronte a questa immensità liquida: un grande liquido amniotico, da cui le prime forme di vita da cui discendiamo sono emerse miliardi di anni fa. E a proposito di forme di vita, devo dire che al momento, purtroppo, sul sito non ci sono ancora molte immagini di flora o fauna che vivono a contatto col mare, solo qualche testuggine, diversi fenicotteri e due delfini: sarebbe importante che ce ne fossero molti di più, perché fosse chiaro che dividiamo questo mare con molte altre specie che, pur essendo molto più numerose di noi umani, sono sicuramente molto meno invasive e prevaricatrici della nostra.
P.M. Affiorano inoltre le emergenze più stringentemente attuali: il dramma incessantemente rinnovato dei flussi migratori e la crisi ambientale in atto. Alcune foto ne danno una testimonianza eloquente rafforzata dal riferimento al giorno preciso e all’evento che documentano. In questo senso, traslano questo album fotografico in reportage di denuncia e presa di posizione politica.
G.C. Mare Magnum Nostrum è un archivio fotografico collettivo del Mediterraneo che, in sintesi, rappresenta l’intero pianeta con tutto quello che contemporaneamente vi succede ogni giorno: guerre e matrimoni, terremoti e nascite, feste patronali e disastri ambientali: la vita, insomma, nel suo continuo susseguirsi di eventi. Le decine di persone che ogni giorno affogano nel Mediterraneo, così come i quintali di plastica e sostanze inquinanti che ogni giorno vi vengono riversate non possono essere ignorate: dovrebbero essere le nostre preoccupazioni maggiori.
P.M. Entrando nel sito sull’immagine video di un’onda sulla battigia in cui si delinea uno schizzo grafico del perimetro del Mediterraneo appare la scritta “siamo tutti sulla stessa acqua” che parafrasando l’essere sulla stessa barca ci dice della condizione di fragilità che ci accomuna e anche degli stessi plurali orizzonti sullo sfondo di questo nostro mare che pur favorendo da sempre, da una sponda all’altra, il dialogo tra culture diverse permane nei contesti attuali di conflitti e emergenze irrisolti spazio di frontiera…
G.C. Se riuscissimo veramente a vedere il Mediterraneo come un legame tra i popoli e non come un muro di separazione, se riuscissimo a vederlo come un patrimonio comune da curare e proteggere, sarebbe a vantaggio di tutti. La vera divisione non è culturale, come ben sa la gente di mare, ma è data dal divario economico ed emergenziale che separa le coste nord dalle coste sud del nostro mare comune. La guerra in Siria e in Libia, la prepotenza turca nell’Egeo, la protervia di molti governi nei paesi arabi, non possono non riguardarci: sono i nostri vicini di casa. Dobbiamo impegnarci affinché la capacità di visione di tutte e tutti si ampli e diventi più omnicomprensiva di ogni singola vita.
P.M. Mare Magnum Nostrum può considerarsi in linea di continuità con alcuni tuoi precedenti progetti. Mi riferisco in particolare a “Send Me a Postcard, a site, aside, inside, in between away” realizzato nel 2013 (5) e all’installazione “Con lo sguardo dell’altro” presentata al MACRO nel 2017 (6). Il primo ha dato vita ad una mostra di mail art relazionale imperniata sulle cartoline i cui soggetti erano attinti da un repertorio proposto che rappresentava il perimetro entro il quale attuare in piena libertà la propria partecipazione spedendo una cartolina. Il secondo configurava uno spaccato ampio di ricerche in cui l’altro e l’altrove si prospettano come punti cardine del tuo operare. La relazione intrinseca tra i due progetti concerne il comporsi stratigrafico di un’immagine generata in entrambi, seppure diversamente, dall’esplorazione dell’alterità condivisa.
G.C. Mi fa molto piacere che tu metta in relazione queste mie due esposizioni personali con il progetto attualmente in corso. Send Me a Postcard è un lavoro commissionatomi dal CNA Centre national de l’audiovisuel du Luxembourg che, ispirandosi al mio lavoro Cartoline personali (2003) (7), mi chiese di realizzare delle nuove cartoline del Lussemburgo. Durante le mie settimane di lavoro, ho cercato di approfondire la storia del paese, di farmi un’idea di questa nazione del centro Europa di cui raramente abbiamo in mente un’immagine. È stato un lavoro molto affascinante cercare di visualizzare il Lussemburgo, partendo da cartoline postali già esistenti, seguendo le piste trovate nei libri di storia o semplicemente ciò che attirava il mio sguardo strada facendo. Ne è uscita l’immagine di un paese pieno di monumenti a minatori e lavoratori delle acciaierie, di orgoglio per l’opposizione al nazismo e anche qualche omissione storica, di buffi aneddoti e curiosità. Ma la cosa più interessante di tutte, per me, è il fatto che la metà della popolazione del Lussemburgo sia di origine straniera, e questo dato era difficilmente rappresentabile in una cartolina. Così ho deciso che la mostra stessa diventasse una rappresentazione del Paese: come il Lussemburgo è cresciuto e si è sviluppato grazie al contributo fondamentale del lavoro degli immigrati stranieri, così la mostra - durante i suoi quattro mesi di permanenza nello spazio del CNA - è cresciuta e si è trasformata grazie alle cartoline postali arrivate dall’estero. Con la curatrice Marguy Conzemius abbiamo stilato una lista di soggetti presenti nelle immagini da me realizzate in Lussemburgo e abbiamo espressamente richiesto, tramite i giornali locali e via social, di inviarci cartoline con questa stessa tipologia di soggetti entro il giugno del 2013, prima quindi delle vacanze estive. Quando abbiamo inaugurato la mostra a settembre, oltre alle mie fotografie, c’erano già in esposizione alcune cartoline, a cui ogni mese si aggiungevano le nuove arrivate. In mostra abbiamo inserito anche una cassetta della posta in cui i visitatori potevano inviare le cartoline tratte dalle foto da me realizzate, che erano in omaggio in un apposito display, che il CNA poi si incaricava di spedire. Era quindi anche una mostra sull’idea di viaggio, di scambio, di Europa e di resto del mondo, di particolare e di generale, di iconografia e di immagini ricorrenti in contesti diversi.
Discorso completamente diverso per la personale Con lo sguardo dell’altro al Macro di Roma. In questo caso ho esposto una serie di lavori da me realizzati negli anni in cui, con differenti modalità, “lo sguardo dell’altro” aveva rappresentato un filo conduttore. Non per forza, quindi, la partecipazione diretta di altre persone a questi lavori, ma opere in cui, in modo diretto o indiretto, lo sguardo trova vie di moltiplicazione: il mio, quello di chi aveva partecipato ad alcuni progetti partecipativi e quello di chi veniva a vedere la mostra: tutti i punti di vista entravano in dialogo tra loro, in un continuo reciproco aprirsi a nuove prospettive.
aprile 2021

1)Partner del progetto: Direzione Regionale Musei dell’Emilia Romagna, Museo Nazionale di Ravenna, HULU-Split, qwatz.
3) L’opera, parte della collezione permanente del Museo nazionale di Ravenna, sarà esposta dal settembre del 2021.
4) Paolo Conte, Genova per noi (1975) https://www.youtube.com/watch?v=02rd29IGY5g
5) Gea Casolaro, SEND ME A POSTCARD a site, aside, inside, in between, away, a cura di Marguy Conzemius, 2013. Centre National de l’Audiovisuel (CNA) Luxembourg.
6) Gea Casolaro, Con lo sguardo dell’altro, a cura di Claudio Crescentini, 2017, MACRO, Roma.
7) Quattro Venti. 2a edizione: Nutrimenti, a cura di Letizia Ragaglia, 2003, Manciano (GR).