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arte e oltre / art and beyond
rivista trimestrale di arte contemporanea
ISSN 2284-0435

Il maestro del riciclo in un luogo segreto di Milano grazie alla Fondazione Trussardi

Domenico Scudero
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In una Milano ingrigita da un senso d'angoscia assume un particolare rilievo la recente mostra di Nari Ward, inaugurata il 12 settembre per la cura di Massimiliano Gioni, presso una location insolita, scelta per ospitare l'ultima proposta della Fondazione Trussardi. Fondazione che nel panorama delle istituzioni atte a sottolineare lo stringente rapporto che lega alta moda e arte ha mantenuto un solido legame con la città di Milano e con una determinata politica di accessibilità culturale, particolarmente attenta a riqualificare l'immagine di alcuni luoghi dimenticati o caduti in disuso. Lo fa con questa mostra ospitata nell'incredibile, spettacolare, Centro Balneare Romano - Milanosport, situato nelle adiacenze dell'Università Statale nel quartiere Città Studi. Il luogo è di per sé una meraviglia della decadenza, scabro ma a suo modo dignitoso, denso di ricordi di un tempo ormai lontano e di una povertà asciutta che era anche quella di molta parte della popolazione degli anni 40, 50 dello scorso secolo. Il Centro risuona degli scherzi d'allegria festaiola alle proclamazioni di laurea della vicina università ma è allo stesso tempo immerso in un alone silenzioso, a volte addirittura mistico. L'edificio e lo spazio circostante ospitano alcune grandi installazioni del maestro del riciclo Nari Ward, statunitense, giamaicano di nascita e newyorkese d'adozione, attivo sin dagli anni Novanta con le sue opere realizzate con materiali di scarto collezionati con attenzione maniacale. Fra queste, forse la più nota, Amazing Grace (1993), è stata allestita all'interno della palestra e dei vecchi spogliatoi della Piscina Romana, rimasti intatti con le docce che trasudano storia di un tardo modernismo in chiave italica, le finestrature in stile razionale, gli stendini per gli accappatoi in un'essenziale forma funzionale. Proprio al centro di questo grande e ampio locale, l'opera di Ward: alcune centinaia di passeggini raccolti per strada e sottratti all'abbandono, posizionati a disegnare la pianta di una nave circondata da più cerchi di altri passeggini, simbolo di trasmigrazioni, deportazioni, abbandoni, vecchie e nuove schiavitù. Questi oggetti che compongono l'installazione rendono immediatamente palese la loro vetusta anzianità d'uso, come quelli che spesso nelle città sono trascinati dai senza tetto o da altre minoranze che vivano come cercatori d'oro scavando fra i rifiuti. Sull'immagine visiva dell'opera risuonano le note di Amazing Grace una tristissima canzone gospel cantata da Mahalia Jackson e incentrata su tematiche abolizioniste e sui movimenti per i diritti civili. Il suono a volte lieve, forse perché oscurato dagli scherni provenienti dall'attiguo edificio universitario, a volte più denso, infittisce la sensazione di malinconia e di calma rarefatta infranta poi sugli oggetti così vissuti ed emblematici di una particolare identità umana tanto visibile eppure oscurata. Sarà anche perché sebbene Ward sia cresciuto e si sia formato a New York, il suo lavoro conserva ancora un afflato particolarmente vicino ad alcuni lavori caraibici e africani. Vedendo questa prima installazione mi è immediatamente balzato in memoria il bellissimo lavoro di Ibrahim Mahama, realizzato sempre per volere della Fondazione Trussardi sugli edifici doganali di Porta Venezia a Milano. Come molti artisti caraibici o di origini africane anche Ward è un autore che riesce a costruire le sue imponenti opere solo attraverso l'uso della sua energia, con materiali di scarto, con oggetti che nella norma vengono scansati con fastidio da chi li veda per strada, lì dove invece l'artista li fa suoi. Questa particolare inclinazione, la stessa che fino a qualche tempo addietro non riusciva ad essere compresa appieno, risulta adesso densa di contenuti che vanno dalla politica ai diritti civili ma sempre usando come mezzo dimostrativo materiali poveri sebbene in misura enfatizzata. Ward in questo è stato un pioniere, perché ha saputo costruire i suoi segni con gli scarti del nostro benessere già a partire dal 1993 quando i suoi lavori risultavano davvero spiazzanti, immersi com'erano in quel clima ancora pregno di roboante estetizzazione in puro stile postmoderno anni 80. Leggendo questa continuità si può capire bene come siano particolarmente rilevanti i lavori che punteggiano il Centro Balneare Romano, anche quelli più recenti come il video Sweater del 2011 focalizzato sulla fronte trasudante dell'autore. Evidente richiamo alla necessaria fatica per la sopravvivenza, patrimonio testimoniale di minoranze generate da miserandi commerci d'umani, ma anche sudore e fatica necessari per un'artista che viva solo delle sue energie per poter realizzare delle opere. Ward non è autore che svegliandosi all'improvviso pensi ad un lavoro artistico e lo commissioni poi, con spirito manageriale, come è in uso fra molti dei conclamati protagonisti contemporanei. Nel suo lavoro, soprattutto in quelli più recenti, la fatica del fare è naturalmente scemata ma l'idea critica sottesa è che anche nel sistema dell'arte esistano dei condizionamenti culturali ed economici che impongono differenti punti di vista e notevole diversità d'impegno. In Sweater possiamo percepire la mole di fatica e la tensione necessaria al compimento di un lavoro che per altri, beneficiari di privilegi radicati, consiste in poche semplici operazioni manageriali. In Ward l'esemplificazione della fatica e della ricerca del segno necessario al compimento di una messa in opera è nell'energia individuale e nella messa in mostra del suo esempio come partecipazione alla stessa fatica di chi sia estromesso dal funzionalismo monetario del mondo liberista. Lo dimostra anche nelle altre opere più semplici come Gifted Witness del 2018 composta da un paio di scarpe e una moltitudine di lacci in cuoio a formare una massa circolare, o in Radiant Smiles (2014 - 2022), un carrettino realizzato con materiali di riuso alla maniera di quelli degli ambulanti di Harlem e che invita i visitatori a sorridere all'interno di scatolette di latta che vengono poi vendute ai passanti, come una citazione amara e opposta alla Merda d'artista di Manzoni. Ma non si tratta di uno spunto polemico nei confronti del passato, semmai una breve chiosa su un mondo che munifica il rifiuto organico di sé dell'uomo e nello stesso tempo relega a rifiuto superfluo l'umanità priva di garanzie. La benevolenza del sorriso inscatolato è quindi disarmante nei confronti della rabbiosa aggressività del mondo competitivo e tirannico del profitto, così come lo sono per strada la gentilezza e la pacifica simpatia sorridente di quei tanti giovani provenienti da mondi disagiati e che sebbene costretti a vivere ai margini del benessere riescono a comunicare una gioia del vivere che molti, gonfi di profitti e status sociale, hanno dimenticato. Quest'ultima e le altre opere sono allestite negli spazi esterni su cui governa la grande piscina, gigantesca, dai profili arrotondati, colma d'acqua. Tuttavia l'acqua che riempie questa enorme vasca si vede poco ricoperta com'è da centinaia di sbrilluccicanti teli galleggianti. Emergence Pool (2022) è composta infatti da teli splendenti come oro alla luce del sole. Si tratta in realtà di centinaia di coperte termiche, residui fantasmatici di naufragi, di condizioni umane insopportabili a cui non diamo risposte. Sul lato opposto all'ingresso della piscina si erge infatti una sorta d'impalcatura, Backstroke Flag (2022), dalla quale sventolano decine di bandiere bianche, segno di resa, di sconfitta, mentre da una postazione poco distante, una torretta semovibile come quelle usate dalla polizia americana per sorvegliare i quartieri a prevalenza afroamericana si trasforma in un megafono per le comunità di recenti immigrazioni per veicolare i suoni frastagliati e mixati di varie culture provenienti da paesi disparati. Anche qui il senso del lavoro di Ward segnala la complessità del tempo che viviamo, le angosce e i patimenti di quest'epoca così contraddittoria e inaspettata a cui i poteri sono giunti impreparati.
La metodologia curatoriale di Gioni, d'altra parte, si sente. La mostra racconta uno spaccato del nostro quotidiano e non si lascia condurre fra le pieghe del pietismo, semmai al contrario è molto propositiva sia nella messa in opera dell'installazione con pieno riguardo per lo spazio contenitore e per il significato che possiamo dare al complesso dei segni mostrati. Così i materiali e le opere di riferimento indicano la forte proponsione al riciclo, alla levità del consumo che si riflette nella consapevolezza ambientale e civile. Ma qui, come succede di rado, la consapevolezza ambientale è anche relazione con l'alterità, il diverso da noi. In fondo sappiamo bene che lo spreco e il consumo sprezzante non sono capricci individuali ma coinvolgono la complessa identità dell'ambiente, la politica e la socialità.

Ottobre 2022
 
Nari Ward, Gilded Darkness, Centro Balneare Romano - Milanosport, 12.09 - 16.10 2022. A cura di Massimiliano Gioni. Progetto della Fondazione Nicola Trussardi.