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arte e oltre / art and beyond
rivista trimestrale di arte contemporanea
ISSN 2284-0435

Uso e abuso di un'iconografia negli Stati Uniti del XIX secolo

Natalia Gozzano

Mai come in questo periodo di lockdown dovuto all’emergenza del Covid19 siamo sommersi dalle immagini: immagini virtuali che inondano i nostri schermi, alla ricerca di informazioni, divertimento, ricerca, distrazioni e molto altro. Il dominio dell’immagine nella cultura occidentale è radicato sin dall’antichità, quando la comunicazione era prevalentemente non verbale e dunque le immagini svolgevano un ruolo essenziale nel trasmettere conoscenza e valori condivisi (1).
Il riuso di formule iconografiche di particolare efficacia dal punto di vista compositivo o espressivo è un fenomeno che non appartiene solo all’arte dell’antichità ma, evidenziando le trasformazioni delle società, si presta a offrire nuove rappresentazioni simboliche appartenenti alla contemporaneità. Casi emblematici ne sono il cosiddetto Uomo vitruviano di Leonardo, l’incontro fra la mano di Dio e di Adamo di Michelangelo nella Cappella Sistina, l’Urlo di Munch assurto a simbolo dell’angoscia e disperazione contemporanea nel linguaggio degli emoji (2).
Altro esempio di questa forza di una creazione artistica tale da uscire dal suo contesto per essere riutilizzata in forme del tutto nuove e indipendenti da esso sono i due angioletti dipinti da Raffaello nella Madonna Sistina nel 1512 (figg. 1-2). Come è stato più volte notato, la grande novità di queste figure consiste nella loro autonomia rispetto alla consueta iconografia sacra: non compiono, infatti, alcuna azione legata al culto (portare o indicare oggetti legati ai santi, esprimere emozioni legate alle figure di Cristo o della Madonna o di santi) ma sono, invece, raffigurati in un atteggiamento molto naturale, molto umano (3).
La fortuna iconografica di questo ‘dettaglio – non dettaglio’ della pala di Raffaello è cominciata alla fine del XVIII secolo quando, nel 1796, Johann Heinrich Meyers inserì i due angioletti nella sua copia del quadro di Annibale Carracci Il genio della fama; fu invece il pittore tedesco August von der Embde a farne il soggetto autonomo di due suoi dipinti del 1803-1804 e, da allora in poi, la loro popolarità è attestata dalle porcellane di Meissen (fig. 3) e da altri oggetti (4).
Questa fortuna coincide con il trasferimento della pala dalla sua originaria collocazione nella chiesa di San Sisto a Piacenza, dove era rimasta sostanzialmente ignorata, alla Gemäldegalerie di Dresda, in seguito alla vendita fatta nel 1754 al granduca di Sassonia Alberto III. Inizialmente l’opera era stata inserita fra gli altri quadri della galleria secondo il tipico allestimento ‘a incrostazione’ delle collezioni sei e settecentesche. Poi, nel 1855, la Madonna Sistina di Raffaello e la Madonna con santi di Hans Holbein, vengono esposte isolate dagli altri dipinti così da dar loro maggiore visibilità, suggerendo un ideale parallelo fra il Rinascimento italiano e quello tedesco (5). La diffusione dell’opera raffaellesca fu senz’altro favorita anche dalla sua riproduzione a stampa ad opera di Albert Henry Payne nel catalogo illustrato della Galleria pubblicato fra 1840 e 1850 (6). In Germania negli studi fotografici si fanno posare i bambini secondo il modello degli ormai famosi angioletti (7).
La popolarità della pala di Raffaello era arrivata al punto da valicare i confini germanici per espandersi al resto d’Europa ed anche nelle Americhe (8). Ed è negli Stati Uniti del XIX secolo che la carica “pop” degli angioletti di Raffaello si manifesta pienamente in tutta la sua potenza e ambiguità. Da una parte, anche nella fotografia americana si ricorre alla posa degli angioletti per le foto dei bambini; dall’altra, questo modello è utilizzato – anticipando di gran lunga l’esplosione del fenomeno kitsch dagli anni ’70 in poi del Novecento – in alcune cartoline a stampa prodotte dalla ditta Fairbank di Chicago per reclamizzare i suoi prodotti: insaccati, saponi, confezioni di lardo.
Seguendo un ordine cronologico (seppur minimo), compaiono prima le fotografie e dopo le cartoline. Intorno al 1877 O. Pierre Havens realizza due fotografie in cui ad assumere la posa a un tempo annoiata e trasognata degli angioletti, qui chiamati ‘Cherubs’, sono due bambini neri appoggiati ad un tronco; alle loro spalle, dei grandi ventagli fanno da ali (figg. 4-5) (9). Un’altra fotografia, di cui non ho potuto risalire alla fonte ne’ all’autore, mostra lo stesso soggetto interpretato anche qui da bambini neri (fig. 6).
La datazione delle foto di Havens si colloca dopo appena un decennio dall’abolizione della schiavitù nel 1865. Senza avere la pretesa di indagare una questione così ampia e complessa quale la storia dello schiavismo e delle sue conseguenze nella società americana, mi pare evidente tuttavia che le fotografie di Havens veicolino una visione idealizzata della popolazione afroamericana e in particolare della sua infanzia. Il modello storico-artistico degli angioletti sistini offriva il vantaggio di essere ormai collaudato quale icona di innocenza e grazia dal sapore familiare, dunque di sicuro gradimento.
È significativo che siano bambini neri i protagonisti di questa rivisitazione “addomesticata”, così differente dalla realtà vissuta fino a pochi decenni prima da molti di loro. Nel 1848 una legge della Louisiana stabiliva che, relativamente ai penitenziari destinati agli ergastolani afroamericani, tutti i bambini nati in carcere (cosa non infrequente dato che le donne di colore erano messe nelle stesse celle degli uomini) sarebbero diventati proprietà dello Stato. Fino all’età di dieci anni sarebbero stati cresciuti dalle madri per poi essere venduti all’asta, annunciata da appostiti inserti pubblicitari sui giornali (figg. 7-8). L’incasso andava a finanziare le scuole per bambini bianchi (10).
Ancora negli Stati Uniti ma in un contesto completamente diverso, ritroviamo il modello degli angioletti di Raffaello in alcune cartoline pubblicitarie di una ditta di prodotti di origine suina e di saponi, la N.K. Fairbank & Co. di Chicago (11). Candidamente trasformati in maialini, ma conservando le ali, i “cherubs” della Fairbank sono incorniciati da una nicchia a lunetta e si appoggiano a un davanzale al centro del quale sono due pannocchie (fig. 9) (12). In un’altra cartolina gli stessi “Cherubs” sono i protagonisti di una parodia dell’Amleto di Shakespeare: vengono mostrati da un altro maialino come fossero le effigi del padre e dello zio di Amleto, di cui si parla nell’atto 3, scena 4 (non 3 come è scritto sulla cartolina) le cui parole storpiate sono riprodotte in basso (fig. 10) (13).
La vocazione “artistica” della ditta di Chicago è confermata da altre cartoline: per reclamizzare l’olio ricavato dai suini, è raffigurato un pittore nel suo studio intento a ritrarre una maialina nell’atteggiamento della Venere pudica (fig. 11); mentre forse si può riconoscere nella Zattera della Medusa di Géricault lo spunto compositivo per un’altra réclame dell’olio Fairbank (fig. 12).
L’accostamento tra le fotografie dei bambini neri nell’America appena liberata dallo schiavismo e i maialini delle cartoline pubblicitarie della Fairbank non potrebbe essere più stridente ai nostri occhi. Che entrambe queste manifestazioni della cultura iconografica statunitense si potessero candidamente richiamare a Raffaello è forse ancora più sorprendente; e certamente emblematico del potere evocativo dell’arte.

* Ringrazio Cristiano Giometti per i suggerimenti bibliografici

20 aprile 2020

1) M. L. Catoni, La comunicazione non verbale nella Grecia antica, Universale Bollati Boringhieri, Torino 2008.
2) Un sorprendente rimando alla specifica situazione determinata dall’emergenza del Coronavirus, che costringe alla comunicazione “da remoto”, è nelle parole con cui Francesca Chiusaroli, coordinatrice del LaFoS – Laboratorio di Fonetica e Scrittura dell’Università di Macerata, parla degli emoji: «simboli oggi sempre più preponderanti nell’odierna comunicazione scritta del web, che si sta ormai sostituendo al rapporto “in presenza” tra gli interlocutori». Emoji: alla ricerca di un linguaggio universale tra progetti e iniziative. Come gli emoji possono aiutare a superare barriere comunicative e linguistiche? Campagne e iniziative anche nel settore del marketing, Intervista di Raquel Baptista a Francesca Chiusaroli,, in www. https://www.insidemarketing.it/, 13 aprile 2020.
3) Mirko Derpmann, Weltstars mit Flügeln. Raffaels Engel als Marketingphänomen, in Andreas Henning, Die Sixtinische Madonna. Raffaels Kultbild wird 500, München / London / New York 2012, p. 123.Per H. Schwaetzer questi putti sono esseri che ancora non sono diventati angeli, esprimono cioè una natura che in piena libertà e capacità di autodeterminazione decide di diventare visione spirituale. H. Schwaetzer, L’anima verso la visione spirituale, in La Madonna Sistina di Raffaello. Un dialogo nella visione, a cura di E. Filippi, S. Halsen, H. Schwaetzer, Roma 2013, pp. 143-183.
4) Julia Bock, Die stille Macht vertrauter Motive, Universitätsverlag Göttingen 2013, p. 135.
5) H. Belting, Hans, Helen Atkins, The invisible masterpiece. University of Chicago Press. p. 50; O. Bätschmann, Der Holbein-Streit: eine krise der kunstgeschichte, in Jahrbuch der Berliner Museen 38. Bd., Beiheft. "Kennerschaft". Kolloquium zum 150sten Geburtstag von Wilhelm von Bode (1996), pp. 87-100, www.jstor.org/stable/4125963
6) A. Görling, Statlich-Sammlung der vorzüglischen Gemälde der Dresden Galerie, Leipzig und Dresden, p. 334.
7) P. Ruban, Happy 500th birthday, Raphael cherubs. Exhibit touts heavenly tots from painting to T shirts to toilet paper, in www.mcleans.ca, 30 luglio 2012.
8) Vedi il catalogo della mostra a cura di A. Henning, Die Sixtinische Madonna. Raffaels Kultbild wird 500, Dresda 2012; The Sistine Madonna. Raphael's Iconic Painting Turns 500, Dresden State Art Collections, Old Masters Gallery, Dresden, Germany, maggio - agosto 2012.
9) Una delle due foto reca la didascalia The Cherubs (Not) After Raphael. Stampa fotografica all’albumina su cartoncino stereografico. New York Public Library, Photography Collection, Miriam and Ira D. Wallach Division of Art, Prints and Photographs, MFY Dennis Coll 92-F136; original source Robert N. Dennis collections of stereoscopic views of African American.
10) S. Bauer, American Prison: a reporter undercover journey into the business of punishment, Pinguin Book, 2019, edizione Kindle p. 21%.
11) I. Ruthe, Sixtinische Madonna: Hochmesse am Zwinger in Berliner Zeitung, 26 Maggio 2012.
12) Entrambe le cartoline sono cromolitografie, datate intorno al 1870-1900. Carter Litchfield photographs and ephemera on the history of fatty materials (Accession 2007.227), Audiovisual Collections and Digital Initiatives Department, Hagley Museum and Library, Wilmington, DE 19807.
13) Boston Public Library, Arts Department. https://ark.digitalcommonwealth.org/ark:/50959/xk81jk36q